Ospiti

L’elenco e le schede di tutti gli ospiti di Libropolis 2023

Non abbiamo nessuna ragione scientifica per sostenere che un sistema è migliore di un altro, a meno di affidarsi al determinismo storico o alla legge della giungla, per cui chi vince ha ragione perché vince

Pietrangelo Buttafuoco

Castellani smonta una favola dura a morire, secondo cui il capitalismo sarebbe ancora nella sua primitiva fase liberale. E racconta invece di come nel corso del Novecento una classe di burocrati-manager ha realizzato l’incubo tocquevilliano di una società interamente pianificata, nella quale capitalismo e stato sono in fondo una cosa sola (Raffaele Alberto Ventura sul libro “Il Minotauro. Governo e management nella storia del potere” di Lorenzo Castellani)

Lorenzo Castellani

Affermare che ogni disastro dipende dall’uomo ripropone l’idea che siamo diventati Dio. Come scriveva Margaret Mead, chi annuncia l’apocalisse senza alternative è parte della trappola

Giovanni Orsina

È proprio dal modo in cui lo Stato tratta chi è in sua custodia (il famoso habeas corpus) che si misura il grado di civiltà di un Paese. E l’Italia ne esce con le ossa rotte. La nostra preghiera e il nostro pensiero vanno quindi a chi è dietro quelle sbarre oggi, il giorno dell’Assunzione: persone, uomini e donne, non numeri di matricola.
Benedetta Frucci

Studiare il fenomeno indotto dalla modernità, che rende i miti consueti di destre e sinistre definitive sciocchezze, è vitale. Dalle forze più risananti dell’Io, da come si riuscirà in futuro ad articolarle in atti produttivi e fraterni dipende tutto”.

Fonte: https://le-citazioni.it/autori/geminello-alvi/

Geminello Alvi

L’Italia è un Paese mediamente anziano e la geopolitica fa paura. La geopolitica è la realtà dei fatti, è la miseria del mondo. È molto meglio immaginare che queste cose non ci siano o che ci sia un’evoluzione progressista del pianeta
Dario Fabbri

In Italia siamo talmente infrolliti che accettiamo tutto, subiamo tutto senza fiatare
Massimo Fini

Genovese di nascita, milanese d’adozione, cosmopolita per vocazione. Giornalista, critica e storica dell’arte, esperta di turismo culturale. Scrive per il Corriere della Sera, Panorama, Oggi, Capital. 

L’importante è stare in piedi, anche da pupazzi; purchè ci si para le chiappe. Se cerchi nel frangente di sollevare un problema di efficacia o di dignità, o che sta a cuore all’interesse pubblico, ti guardano come un marziano o un demente: ma come, ti devi parare le chiappe e stai pensando a governare, a realizzare, o peggio a quella comica chimera che chiamate coerenza o dignità?

Marcello Veneziani

“Manager di altissimo profilo – tra l’altro, in Sky Italia e Vodafone, ora in Autostrade per l’Italia – di Riccardo Pugnalin si conosce – dice chi lo conosce – il rigore, la passione per il pensiero politico, una certa ferocia. Per un po’ di tempo ha coltivato il desiderio di costruire un giornale di ‘addestramento’ politico, o meglio, di destino. Preferisce stare nell’ombra, dove si nutrono i predatori – chi lo conosce, ne sa l’altro lato del cuore: la cavalleria, il patto tra pari, l’istinto per il ‘bel gesto’” (Davide Brullo su Riccardo Pugnalin).

Riccardo Pugnalin

Così, alla fine, più che un fantasma è un balletto di spettri quello che danza intorno al nostro essere e sentirsi italiani, alla nostra poco salda memoria storica, fragile per colpa delle troppe censure, interpretazioni e riletture ideologico-politiche che il settantennio repubblicano si è portato con sé: il Risorgimento «tradito», la dissacrazio-ne della Prima guerra mondiale, il fascismo come fenomeno estraneo alla comunità nazionale, il moralismo anti-taliano di matrice azionista, la «que-stione meridionale» sempre agitata ma mai affrontata, la contrapposizione fra le due chiese partitiche, la democristiana e la comunista, ambedue a loro modo antinazionali, l’implosio-ne della Prima repubblica, eccetera.
Troppi fantasmi, appunto, per una nazione che non c’è.

Stenio Solinas

Non è l’elogio di vite spericolate, questo, o di gioventù bruciate. Ma se i vizi esistono un motivo ci sarà. Cos’altro ci redime dai fastidi del mondo – qui, ora, in questa vita, su questa Terra – se non un vizio moderato? Sarà meglio decantare l’ansia nel piacere di una sigaretta o farla girare a vuoto nelle benzodiazepine? Sarà meglio un temperato edonismo o una cura talebana che – tolta l’ansia – ti toglie anche la vita? Perché il punto è questo: se rinunci a Bacchi Tabacchi e Veneri e lo fai, è evidente, per pigrizia – perché per uscire a bere bisogna vestirsi e per amare bisogna poi svestirsi (attività che richiedono un minimo d’impegno) – se rinunci a questo, ecco, non è che di colpo diventi santo

Ginevra Leganza

Il bene trionfa ma a noi non sarà risparmiato nulla. Apocalisse dice che siamo sotto tiro, che verrà fatta razzia, che bisogna prendere posizione e che la misericordia morde al collo, squarcia: prostrarsi, a volte, è un addestramento alla bella battaglia

Davide Brullo

… l’Italia non è una società del benessere afflitta da alcune imperfezioni… ma è un tipo nuovo, forse unico, di configurazione sociale. La chiamerò “società signorile di massa” perché essa è il prodotto dell’innesto, sul suo corpo principale, che resta capitalistico, di elementi tipici delle società signorili del passato, feudale e precapitalistico. Per società signorile di massa intendo una società in cui l’economia non cresce più e i cittadini che accedono al surplus senza lavorare sono più numerosi dei cittadini che lavorano.

Luca Ricolfi

“Una spiegazione brillante e straordinariamente concisa del pericolo creato dal coinvolgimento militare degli Stati Uniti e della NATO in Ucraina. Deve essere letta e ponderata da ogni cittadino capace di pensare in modo razionale e responsabile alla sicurezza americana ed europea”
(Jack F. Matlock, Jr., ambasciatore degli Stati Uniti presso l’Unione Sovietica, 1987-1991, dal libro di Benjamin Abelow)

Benjamin Abelow

La clausura, le cui regole non sono più quelle di un tempo, rappresenta un atto di estrema libertà, significa riappropriarsi di sé stessi nella solitudine entrando in rapporto diretto con Dio. È un atto fortissimo di emancipazione e di padronanza di sé

Ritanna Armeni

Non abbiamo nessuna ragione scientifica per sostenere che un sistema è migliore di un altro, a meno di affidarsi al determinismo storico o alla legge della giungla, per cui chi vince ha ragione perché vince.

Franco Cardini

Ad aver ridato vigore e capacità di attrazione al conservatorismo sono gli eccessi dell’odierno progressismo: un dato che, a sinistra, mi pare sia stato colto solo da Luca Ricolfi. […] Ed è facile prevedere che lo spartiacque conservatorismo/progressismo, affermandosi, provocherà un altro scossone, dopo quello dato dal successo delle formazioni populiste, alle preesistenti appartenenze politiche e partitiche. E credo che, se non ripenserà ai rischi che questo slittamento verso il radicalismo comporta, la sinistra ne pagherà il prezzo più elevato, ora che non ci sono più voci come quella di Danilo Zolo che sapevano scorgere e denunciare autorevolmente questa deriva

Marco Tarchi

Non esiste più alcun luogo che consenta un riparo dal controllo

Boni Castellane

Alice Mentana, classe 1992, dopo aver lavorato per 8 anni in Fremantle – nel coordinamento del dipartimento di “Branded Entertainment” – è diventata a partire da febbraio 2023 Amministratore Delegato di GOL – Società a Impresa Sociale fondata da Enrico Mentana che è proprietaria del giornale online Open, ora diretta da Franco Bechis, e della rivista mensile di geopolitica Domino diretta invece da Dario Fabbri.

Alice Mentana

Esistono tante linee invisibili eppure assai influenti rispetto alla nostra esistenza. Penso alla «linea d’ombra» di cui parlava Conrad, capace di segnare il passaggio dall’età adolescenziale a quella adulta. Oppure alla linea che, in ambito religioso, separa lo spazio sacro di chi è ammesso al Tempio, da quello profano riservato agli infedeli, ai reietti, agli emarginati dal potere.
La prima è la vita stessa a imporci di superarla perché, più o meno volenti, l’età adulta richiede l’acquisizione di consapevolezze e comportamenti conseguenti.
La seconda ci è spesso imposta dalla società, inevitabilmente strutturata attraverso dei rapporti di forza che ci vedono dalla parte dei (pochi) privilegiati o dei (molti) subordinati.
Per queste due linee che ci sono imposte, ve n’è una terza rispetto a cui possiamo scegliere. Sto parlando della linea culturale, quella che ha a che fare con le idee e con la comprensione della realtà circostante. Qui abbiamo notevoli margini di scelta: sono sufficienti la buona volontà, le ottime letture e una mente aperta dai pregiudizi.
Oppure si può cominciare col venire a Libropolis, piccola ma ormai consolidata oasi di resistenza in un mondo sempre più omologato, ipocrita, abitato da consorterie culturali che prosperano a suon di messaggi politicamente corretti e premi garantiti. A Libropolis può accadere di tutto, tranne che di allinearsi alle idee di qualcuno che pretende di decidere per noi!

Paolo Ercolani

È una guerra strana, è una guerra molto strana, che unisce una dimensione novecentesca, sul campo, cioè una guerra di posizione, una guerra di trincea, quindi addirittura andiamo indietro alla Prima Guerra Mondiale… mi ricordo sempre quando mio papà, che è stato un ufficiale dell’esercito, mi raccontava la Prima Guerra Mondiale come la guerra di trincea, la guerra del freddo patito dai nostri soldati, poi sono andato a rivedere sulle Dolomiti i percorsi scavati delle trincee durante quella guerra… è abbastanza simile per certi versi questa guerra, ma al contempo c’è un elemento proiettato sulle armi sofisticate, i droni.

Francesco Semprini

L’Ucraina è devastata dal conflitto e comunque vada sul campo di battaglia la Russia ne uscirà indebolita mentre l’Europa perderà il suo primato economico e ha cessato di esistere come soggetto geopolitico con aspirazioni di autonomia strategica

Gianandrea Gaiani

L’odore delle case dei vecchi.
Da sorrentiniano canone, piacere esistenziale di somma sostanza. Sigillo di predestinazione alla sensibilità, dunque a un futuro da scrittore.

Vecchi. Non anziani surrogati. No all’amputazione del linguaggio – Ceronetti docet. Odore che non esiste più. Non esistono le case dei vecchi. Non ci sono più vecchi. Solo diversamente giovani. Eternamente giovani. Che non vogliono saperne di morire.

Fabrizia Sabbatini

L’espressione “infedele alla linea” può avere diversi significati a seconda del contesto in cui viene utilizzata. Tuttavia, in genere, si riferisce a qualcuno o qualcosa che non segue o viola una norma, una regola o una direttiva stabilita. Ad esempio, in ambito ferroviario, un treno è “infedele alla linea” se devia dalla sua traccia o percorso prestabilito. In senso più ampio, può essere utilizzata per indicare una persona che non è fedele o coerente con le proprie promesse, obblighi o principi.

Se hai un contesto specifico in mente in cui vuoi approfondire il significato di “infedele alla linea”, ti prego di fornire ulteriori dettagli in modo che possa darti una risposta più precisa.

Chat GPT

Il rischio più grande dell’ underdog che supera le aspettative è che non riesca a superare anche le sue paure, chiudendosi così in sé stesso o fra pochi intimi per il terrore di ritornare ad essere, da un momento all’altro, lo svantaggiato di prima.

Luigi Bisignani

“Nella comunicazione c’è un segreto: esso consiste nel rendersi invisibili per eccesso di esposizione” (Mario Perniola).

Ivelise Perniola

Valerio M. Trapasso è autore televisivo e documentarista: Hotel Pianosa (Discovery) e il Caso Craxi (Sky Atlantic). Ha curato mostre e progetti legati alla fotografia “anonima”: Facce in Tre Righe (La Lepre Edizioni). Da sempre si occupa di neo-mitologie romane e in questo quadro ha curato nel 2023 la mostra fotografica: Cavallo Pazzo – frammenti di una vita underground. La società di produzione cinematografica Groenlandia sta curando lo sviluppo di un suo documentario proprio su Mario Appignani detto Cavallo Pazzo”.

Valerio Trapasso

Fedeli sono i cani. Leali sono gli uomini. Gli uomini, s’intende, degni di essere definiti tali – fra i quali, va detto, primeggiano molte donne. La fedeltà non è un valore, ma un’ossessione, una dipendenza, un residuo animalesco. Al più una commedia, spesso di epilogo tragico. Si può capire, e anche guardare con ammirata tenerezza, chi resta fedele agli ideali di gioventù. Ma solo perché un ideale è l’illusione meno comoda per ingannarsi sul Tempo che passa. Colui che ha bisogno di rimanere attaccato a un dogma, più o meno assoluto, non sa muoversi senza la stampella della tribù. L’appartenenza tribale ha questo di vantaggioso: restringe la prospettiva, rendendo la vita meno faticosa all’occhio pigro, e infonde sicurezza al titolare di limitato cerebro. Ecco perché abbondano fedeli e fedelissimi di ogni mazzo e colore: gli insicuri, i poveri di spirito, i fanatici di varia ed eventuale intensità sono maggioritari, trasversali, ubiqui. E non conoscono goduria maggiore di azzuffarsi tra loro come suddetti cani, ritenendosi reciprocamente vittime gli uni degli altri. La sinistra? “Egemonia rossa nella cultura!”, guaisce il destraiolo piagnone, mentre adora il Mercato padrone. La destra? “Oppressione patriarcale!”, abbaia il sinistruito persecutore, che scambia la libertà per adesione obbligata alla società oramai da un pezzo liquida. Il centro? Beh, in effetti quello è la tabe dell’Italia, il posto cattolicamente più mercenario e infedele della Terra: Franza o Spagna, e il resto lo sapete, su. Una sola, invece, è la linea che dovrebbe valere: fra l’hombre vertical e il cabron orizzontal. Roba inattuale. Troppo inattuale.

Alessio Mannino

Sara Pautasso ha conseguito il Dottorato di ricerca in Filosofia, curriculum Etica, Politica e Religioni, presso l’Università di Pisa, dove attualmente collabora come cultrice della materia. I suoi interessi di ricerca comprendono la discussione filosofica contemporanea e le etiche applicate, in particolare l’etica della comunicazione e l’etica delle nuove tecnologie. Ha recentemente pubblicato per Carocci Editore e per la Rivista “Teoria. Rivista di filosofia” (Edizioni ETS).

Sara Pautasso

Lucrezia Ranieri, classe 1990, (prossima) ricercatrice all’Università di Siena. Dopo un dottorato in scienze storiche all’università della Tuscia e all’università di Francoforte ha insegnato storia dell’integrazione europea all’Università di Bologna. Si è occupata di storia politica e internazionale. Ha recentemente pubblicato il volume “L’Italia di fronte al Modell Deutschland. Il dibattito politico-economico tra crisi della Repubblica e integrazione europea (1971-1983)” per Affinità Elettive.

Lucrezia Ranieri

Alessandra D’Arrigo ha svolto la Scuola di Limes, Rivista Italiana di Geopolitica, e ha fondato Gentes (con all’interno il Limes Club Pisa) di cui dal 2021 è Presidente.

Alessandra D'Arrigo

“Ero lì, dentro quella macchina bersagliata da una grandinata di odio; seduto alla sinistra di Craxi”
(Luca Josi nel racconto di “quella sciagurata serata al Raphael”)

Luca Josi

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